Biologia

Le informazioni contenute in queste pagine sono fornite dal C.O.S.T. Comitato Operatori Subacquei Turistici dei Golfi Tigullio, Paradiso e Genova , al quale va il nostro ringraziamento.



I poriferi, o spugne, rappresentano uno fra i più importanti gruppi di organismi marini e sono presenti, nelle acque liguri, con più di 200 specie. Si tratta di animali sessili, in grado di crescere e vivere sui più diversi tipi di substrato: roccia, sabbia, oggetti sommersi. Le spugne esibiscono una larga varietà di forme e colori. Vi sono specie incrostanti, specie massive, specie arborescenti e perfino specie perforanti. In ogni caso, la morfologia esterna è anche influenzata dalle condizioni ambientali e risente delle correnti, della luce e della quantità di materiali in sospensione nell'acqua. Il colore, che può essere sgargiante oppure nei toni del marrone e del grigio, è a sua volta legato alla presenza di microrganismi simbionti o all'intensità della luce. Questa grande variabilità di forme e colori rendono il riconoscimento delle diverse specie piuttosto complicato anche agli occhi degli esperti e solo lo studio dello scheletro permette una sicura identificazione. I poriferi, infatti, possiedono uno scheletro interno costituito da fibre proteiche (spongina) solitamente associate a elementi calcarei o silicei dalla forma tipica detti spicole. Le spugne da bagno naturali sono in realtà lo scheletro fibroso di alcune specie prive di spicole, appositamente trattate con processi di sbiancamento e ammorbidimento. I Poriferi sono animali filtratori e ricavano il proprio nutrimento dal materiale microscopico sospeso nell'acqua. Questa viene richiamata all'interno della spugna attraverso minuscoli pori superficiali (ostii) e grazie all'azione di particolari cellule flagellate, contenute in migliaia di piccole camere interconnesse da una rete di canali. Il cibo viene trattenuto e trasferito da una cellula all'altra fino ai distretti più lontani del corpo, mentre l'acqua ormai depurata viene espulsa da uno o più fori di maggiori dimensioni (osculi), distribuiti sulla superficie. La riproduzione può avvenire per via sessuale o asessuale; si possono cioè osservare la fecondazione della cellula uovo da parte degli spermatozoi oppure la frammentazione dell'organismo in porzioni più piccole, dalle quali si rigenererà un animale funzionale. Questa seconda strategia riproduttiva viene attualmente sfruttata per l'allevamento in mare di specie di interesse commerciale come le spugne da bagno. Inoltre, le spugne producono centinaia di diversi composti chimici deputati, nella maggior parte dei casi, alla difesa verso predatori e parassiti. Molte di queste sostanze sono state isolate e testate dall'industria farmaceutica come antibiotici e antitumorali. Fra le specie più comuni presenti lungo il Promontorio di Portofino vanno ricordate Clathrina clathrus (clatrina gialla), Spirastrella cunctatrix, Chondrosia reniformis (rognone di mare), Petrosia ficiformis e Spongia officinalis (spugna da bagno).


Clatrina gialla: È una spugna di medie dimensioni, costituita da una rete di tubuli gialli che possono gonfiarsi e sgonfiarsi secondo lo stato fisiologico dell'animale. Si incontra solitamente in acque superficiali, confinata in aree semioscure o all'interno delle grotte.

Spirastrella: È una spugna incrostante, dal colore arancio o rosso vivo. Sono ben visibili i canali, disposti a raggiera, che confluiscono negli osculi. È tipica delle zone ombreggiate e delle grotte.

Rognone di mare: Ha un corpo massiccio e irregolare, a forma di rognone, consistente al tatto e dalla superficie viscida. Il colore è variabile dal bruno (in zone bene illuminate) al bianco (in grotta) ed è dovuto alla presenza di microalghe simbionti. Si tratta di una specie molto plastica, letteralmente in grado di colare verso il basso quando cresce al di sotto di superfici aggettanti. Molto diffusa fino a 30 m di profondità.

Petrosia: È una specie massiva, molto dura al tatto ma friabile, dalla forma irregolare determinata dalle condizioni idrodinamiche dell'ambiente. La colorazione è variabile fra il marrone-violaceo e il bianco a seconda dell'intensità luminosa ed è dovuta alla presenza di cianobatteri simbionti. Si incontra fino a 50 m di profondità in parete o in grotta ed è spesso associata al nudibranco Discodoris atromaculata (vacchetta di mare), che se ne ciba.

Spugna da bagno: È una delle specie più sfruttate a livello commerciale come spugna da bagno o nella medicina omeopatica. Attualmente in riduzione a causa della pesca intensiva e di fenomeni di mortalità naturale, ha forma massiva e variabile, con superficie conulosa ed osculi sporgenti. Il colore è nero o più raramente grigio giallastro. Vive fino ad oltre 40 m di profondità.




Gli cnidari, un tempo detti celenterati, sono un phylum comprendente animali apparentemente diversissimi fra loro come meduse, gorgonie, madrepore e attinie (solo per citare le forme più comuni) e possono vivere singolarmente o organizzati in colonie. Sono tuttavia caratterizzati dall'avere un piano strutturale comune, costituito da un corpo a forma di sacco, dotato di una sola apertura circondata da tentacoli urticanti. Il nome cnidari si deve proprio alla presenza di cellule urticanti (cnidociti) usate per catturare le prede o difendersi da potenziali aggressori. Negli cnidari sono presenti due forme principali: il polipo e la medusa. Il polipo vive generalmente ancorato al substrato e rivolge la bocca e i tentacoli verso l'ambiente mentre la medusa, che è solitamente una forma libera portata dalle correnti, è dotata di una ombrella semirigida e può spostarsi nella colonna d'acqua grazie alle contrazioni del corpo e dei tentacoli. Il gruppo è diviso in quattro classi: idrozoi, cubozoi (estremamente rari in Mediterraneo), scifozoi e antozoi. Si contano circa 450 specie mediterranee.

  • Idrozoi: è una classe comprendente organismi dal ciclo vitale complesso, caratterizzato dall'alternanza di generazioni polipoidi e medusoidi. Solitamente la forma polipoide crea colonie sessili e ramificate, nelle quali i polipi sono sempre in comunicazione fra loro, mentre la forma medusoide è libera, costituita da organismi singoli ma di piccole dimensioni. Le colonie possono vivere sempre in ambiente pelagico, come nel caso di Velella velella (barchetta di S. Pietro), che forma colonie galleggianti sospinte dal vento grazie ad una vela membranacea sotto la quale si sviluppano polipi deputati alla cattura del cibo e alla riproduzione.

  • Scifozoi: gli organismi appartenenti a questa classe tendono ad avere un ciclo vitale complesso, con alternanza di generazioni medusoidi e polipoidi. In molte specie, tuttavia, la generazione polipoide è ridotta o del tutto assente e gli elementi dominanti sono meduse che possono raggiungere dimensioni anche cospicue. Pur essendo costituite quasi completamente da acqua (oltre il 95%), le meduse possono essere molto urticanti. Si cibano prevalentemente di plancton, ma gli individui più grandi possono catturare anche larve di pesci. Fra le specie più comuni vanno ricordate Aurelia aurita (medusa quadrifoglio), Pelagia noctiluca (medusa luminosa) e Rhizostoma pulmo (polmone di mare).

  • Antozoi: comprendono gli cnidari più noti ed ammirati, molti dei quali, in acque tropicali, costituiscono i reef corallini. Fanno parte di questa classe, infatti, gli anemoni, le gorgonie e le madrepore. Gli antozoi, il cui nome significa animali simili a fiori, sono caratterizzati dalla presenza di soli polipi che possono vivere singolarmente oppure organizzarsi in colonie. Il numero di tentacoli che circondano l'apertura del polipo permette la suddivisione in ottocoralli (se i tentacoli sono otto) ed esacoralli (se i tentacoli sono sei o multipli di sei). Nella prima sottoclasse si trovano gli alcionari e le gorgonie, nella seconda gli anemoni e le madrepore. In entrambi i gruppi si osservano sia la presenza di sessi separati che l'ermafroditismo; la riproduzione può avvenire per via sessuale, con la fecondazione dell'uovo da parte dello spermatozoo, oppure asessuale attraverso gemmazione o frammentazione. Gli Antozoi si nutrono catturando plancton o particellato organico sospeso, che trattengono e convogliano all'interno della cavità corporea grazie ai tentacoli.

    • Ottocoralli: sono sempre coloniali e i singoli polipi sono interconnessi fra loro da una serie di canali. Alcionari e gorgonie si differenziano principalmente per la struttura scheletrica. Nei primi, fra i quali si ricorda Alcyonium palmatum (mano di S. Pietro), sono presenti solo elementi scheletrici calcarei isolati, detti scleriti. Nelle gorgonie, invece, vi è uno scheletro assile interno di origine proteica, circondato da una corteccia carnosa nella quale i polipi possono ritrarsi. Nella corteccia scorrono i canali di connessione fra i polipi e sono dispersi gli scleriti calcarei. Questa struttura rimane flessibile in Eunicella cavolinii (gorgonia gialla), E. singularis (gorgonia bianca), E. verrucosa (gorgonia verrucosa) e Paramuricea clavata (gorgonia rossa), e si irrigidisce in Corallium rubrum (corallo rosso) a causa della fusione degli scleriti fra loro.

    • Esacoralli: questa sottoclasse comprende sia polipi solitari che polipi organizzati in colonie. Molte specie sono prive di scheletro, come gli anemoni di mare (attinie), mentre altre posseggono uno scheletro calcareo (madrepore) o più raramente corneo (corallo nero). Gli esacoralli sono coinvolti in diverse importanti associazioni simbiotiche: molte madrepore ospitano nei propri tessuti microalghe simbionti (zooxantelle) che favoriscono la deposizione dello scheletro calcareo, mentre alcuni pesci (pesci pagliaccio tropicali) e paguri sfruttano i tentacoli urticanti delle attinie come difesa. Gli anemoni hanno polipi solitari e molto colorati, dotati di numerosi tentacoli grazie ai quali riescono a catturare anche piccoli pesci e crostacei. Nonostante vivano fissate al substrato, alcune specie sono in grado di compiere lenti spostamenti strisciando sul piede adesivo. Fra gli anemoni più comuni si ricordano Actinia equina (pomodoro di mare), Anemonia viridis (sulcata) (anemone di mare) ed Alicia mirabilis. Le madrepore, al contrario degli anemoni, sono animali per lo più coloniali e posseggono scheletri calcarei all'interno dei quali possono ritrarsi i polipi. I reef corallini che dominano i mari tropicali si sono formati, nel corso dei secoli, grazie alla continua deposizione di carbonato di calcio da parte di questi organismi. In Mediterraneo, dove le condizioni ambientali impediscono la formazione di barriere coralline, sono tuttavia presenti molte specie di madrepore: Leptopsammia pruvoti È una delle più comuni e vivacemente colorate. Esacoralli comuni lungo il Promontorio di Portofino ma appartenenti a gruppi meno numerosi sono anche Cerianthus membranaceus (ordine ceriantari, nome comune: cerianto) e Parazoanthus axinellae (ordine zoantinari, nome comune: margherita di mare).

Barchetta di San Pietro: Forma colonie galleggianti sospinte dal vento grazie ad una vela membranacea sotto la quale si sviluppano polipi deputati alla cattura del cibo e alla riproduzione.

Medusa luminosa: Non possiede generazione polipoide e le meduse hanno un'ombrella a cupola, bordata da 8 tentacoli e di colore rosa. Dalla bocca partono 4 braccia nastriformi. Questa specie, molto urticante anche sulla superficie dell'ombrella, è in grado di formare densi raggruppamenti che tuttavia si concentrano soprattutto in alto mare e solo raramente raggiungono le coste (più comunemente in inverno fino a tarda primavera). Deve il suo nome alla luminescenza, visibile di notte, che produce se minacciata. Raggiunge i 7 cm di diametro.

Medusa quadrifoglio: Forma meduse con un'ombrella molto appiattita bordata da piccoli tentacoli cavi. La bocca porta 4 lunghe braccia nastriformi. Sono visibili, al di sotto dell'ombrella e in posizione centrale, 4 strutture rossicce a ferro di cavallo che costituiscono l'apparato riproduttore e che, insieme, ricordano un quadrifoglio. Si tratta di una specie generalmente non urticante in grado di raggiungere i 40 cm di diametro.

Polmone di mare: Forma le più grandi meduse del Mediterraneo (oltre 60 cm di diametro). L'ombrella è alta e a campana, dal bordo violaceo. La bocca assente e sostituita da minute aperture poste sulle braccia sfrangiate, che si fondono per terminare in 8 appendici violacee debolmente urticanti. È presente durante tutto l'anno lungo le coste mediterranee e raramente forma aggregazioni. Al di sotto dell'ombrella possono trovarsi le forme giovanili di alcuni pesci (sugarelli, bughe, ricciole).

Gorgonia bianca: Le colonie, che si sviluppano su di un unico piano, hanno poche ramificazioni, tendenzialmente rettilinee o a candelabro, che si staccano dall'asse del tronco principale. I polipi sono bruni e poco sporgenti mentre i rami sono biancastri (solo negli esemplari più profondi) o verdognoli a causa della presenza di microalghe simbionti (zooxantelle). Proprio per garantire una sufficiente illuminazione alle alghe che ospita, questa specie si incontra solitamente al di sopra dei 30 m di profondità, su fondali rocciosi principalmente pianeggianti e lontano da luoghi ombreggiati. Raggiunge i 70 cm d'altezza.

Gorgonia gialla: Forma colonie arborescenti che si sviluppano prevalentemente su di un unico piano e perpendicolarmente alla corrente dominante, per catturare la maggior quantità di cibo. Le ramificazioni sono piuttosto irregolari e distribuite a ventaglio. I polipi, retraibili dentro piccole protuberanze superficiali, sono gialli; i rami sono gialli o arancioni. Questa specie, diffusa fra 10 e 150 m di profondità, predilige aree ombreggiate su pareti libere in ambienti con correnti moderate e scarsa sedimentazione. Se cresce all'interno di grotte può trovarsi anche in acque superficiali. Raggiunge i 50 cm d'altezza.

Gorgonia rossa: Forma grandi colonie a ventaglio, con rami spessi e superficie rugosa per la presenza di scleriti che circondano la base dei polipi. Questi si concentrano in particolare alle estremità dei rami, dando loro l'aspetto a clava da cui la specie prende il nome. Il colore è rosso scuro o violaceo ed appare blu sott'acqua se le colonie non vengono illuminate da una torcia. Certi esemplari hanno alcune ramificazioni gialle. Questa specie, in grado di raggiungere dimensioni notevoli e superare il metro di altezza, forma densi raggruppamenti su fondali rocciosi a partire dai 20 m di profondità. Si tratta di una delle specie più caratteristiche e spettacolari del Promontorio di Portofino. Sui suoi rami si possono rinvenire il mollusco bivalve Pteria hirundo (ala di rondine) e le uova di Scyliorhinus stellaris (gattuccio).

Corallo rosso: È una specie endemica del Mediterraneo. Si tratta di un gorgonaceo atipico il cui scheletro è reso rigido e lapideo dalla cementificazione degli scleriti contenuti nell'asse e nella corteccia. Le colonie sono poco ramificate e tendono a svilupparsi su un piano. I polipi, lunghi fino ad un centimetro, sono bianchi mentre i rami sono perlopiù rossi o rosati, eccezionalmente bianchi (corallo albino). La specie è sciafila e predilige ambienti a scarsa illuminazione. Per questa ragione e per evitare il soffocamento dovuto alla sedimentazione, le colonie si fissano al di sotto di superfici aggettanti o sui soffitti di piccoli anfratti, dove crescono con la punta dei rami rivolta verso il basso. C. rubrum si incontra dai 25 m di profondità fino a 200 m, ma può trovarsi in acque più superficiali se confinato all'interno di grotte. Il corallo rosso costituisce una importante risorsa commerciale; l'Italia è il principale esportatore del prodotto finito a livello mondiale. Tuttavia, l'intenso sfruttamento dei banchi corallini ha reso sempre più difficile il reperimento della materia prima, che oggi viene ricercata soprattutto su banchi profondi ormai subfossili. Nonostante l'allarme, la specie è ancora abbastanza diffusa lungo le coste italiane e, sui fondali del Promontorio di Portofino, tocca localmente densità superiori alle mille colonie per metro quadro, senza raggiungere però taglia commerciabile. Qui, infatti, le colonie raramente superano i 15 cm di altezza mentre le dimensioni massime della specie toccano i 40 cm.

Mano di San Pietro: È una specie endemica del Mediterraneo. Si tratta di un gorgonaceo atipico il cui scheletro è reso rigido e lapideo dalla cementificazione degli scleriti contenuti nell'asse e nella corteccia. Le colonie sono poco ramificate e tendono a svilupparsi su un piano. I polipi, lunghi fino ad un centimetro, sono bianchi mentre i rami sono perlopiù rossi o rosati, eccezionalmente bianchi (corallo albino). La specie è sciafila e predilige ambienti a scarsa illuminazione. Per questa ragione e per evitare il soffocamento dovuto alla sedimentazione, le colonie si fissano al di sotto di superfici aggettanti o sui soffitti di piccoli anfratti, dove crescono con la punta dei rami rivolta verso il basso. C. rubrum si incontra dai 25 m di profondità fino a 200 m, ma può trovarsi in acque più superficiali se confinato all'interno di grotte. Il corallo rosso costituisce una importante risorsa commerciale; l'Italia è il principale esportatore del prodotto finito a livello mondiale. Tuttavia, l'intenso sfruttamento dei banchi corallini ha reso sempre più difficile il reperimento della materia prima, che oggi viene ricercata soprattutto su banchi profondi ormai subfossili. Nonostante l'allarme, la specie è ancora abbastanza diffusa lungo le coste italiane e, sui fondali del Promontorio di Portofino, tocca localmente densità superiori alle mille colonie per metro quadro, senza raggiungere però taglia commerciabile. Qui, infatti, le colonie raramente superano i 15 cm di altezza mentre le dimensioni massime della specie toccano i 40 cm.

Margherita di mare: Ha piccoli polipi carnosi di colore giallo-arancio, riuniti alla base a formare colonie anche estese. Ciascun polipo, alto fino a 2 cm, porta una trentina di tentacoli sottili. La struttura è rinforzata da granuli di sabbia, spicole di spugna o altri frammenti. Si incontra su pareti rocciose verticali, dalla superficie fino a 240 m di profondità, prediligendo aree ombrose e con forti correnti. Questa specie tende a crescere sulla superficie di altri organismi ed in particolare sulle spugne del genere Asinella, come viene suggerito dal nome scientifico.

Pomodoro di mare: È un piccolo anemone che non supera i 7 cm di diametro. Ha corpo cilindrico dotato di circa duecento tentacoli urticanti disposti in più ordini. La colorazione è rossastra o quasi bruna. Questa specie ha abitudini notturne e durante il giorno (o quando rimane esposta all'aria) rimane chiusa su se stessa, ritraendo i tentacoli all'interno della cavità corporea. Molto comune sui substrati rocciosi verticali compresi nella zona definita dall'alternarsi delle maree e fino ai due metri di profondità.

Anemone di mare: È l'attinia più comune del Mediterraneo. Di dimensioni cospicue (può superare i 20 cm di diametro), ha circa 200 lunghi tentacoli, poco retrattili e dalle estremità violacee. È una specie urticante. Il corpo ha colorazione bruno giallastra ma l'intensità del colore dipende dalla densità delle microalghe simbionti disperse nei tessuti. A causa della loro presenza, questa specie necessita di acque ben illuminate ed è confinata nei primi metri di profondità, su substrati rocciosi o comunque compatti.

Alicia Mirabilis: Preda ambita dei fotografi subacquei, questo organismo dalle abitudini notturne ha base colonnare e circa 100 tentacoli filiformi molto urticanti. Il corpo, che può superare i 50 cm d'altezza, è semitrasparente, con sfumature giallastre dovute alla colorazione degli organi interni. La superficie è cosparsa di vescicole a grappolo gialle o arancioni ed è segnata da venature verticali. Durante il giorno il polipo è completamente contratto ed ha forma di cono cosparso di tubercoli. Vive fra i 10 e i 50 m di profondità, nelle biocenosi coralligene o nelle praterie di Posidonia.

Madreporari solitari: Ha polipi generalmente solitari, raramente raggruppati in piccole colonie. Lo scheletro, calcareo, ha forma cilindrica e si restringe verso la base. Il colore è giallo brillante. Le dimensioni superano raramente i 3 cm d'altezza. Si tratta di una specie molto comune sui fondali coralligeni e rocciosi, fra 10 e 50 m di profondità. Predilige ambienti poco illuminati o di grotta, dove raggiunge densità elevate. Si incontra frequentemente nelle immersioni lungo il Promontorio di Portofino, dove spesso divide lo spazio disponibile con Corallium rubrum (corallo rosso).

Cerianto: Appartiene all'ordine ceriantari, comprendente animali dal corpo vermiforme che vivono in gallerie scavate nel sedimento. Questa specie ha una corona di tentacoli interni, solitamente chiari, circondata da 4 ordini di tentacoli più lunghi, sottili e di colore scuro. I tentacoli e la porzione terminale del corpo sporgono dal sedimento, mentre il resto dell'animale è protetto in un tubo membranaceo infossato e lungo fino ad un metro. La colorazione è molto variabile ed assume i toni del bianco, del viola o del nero, con sfumature più chiare. Vive in acque tranquille, fino a 35 m di profondità, nel sedimento fra le rocce o nei posidonieti.




Il phylum comprende circa 15.000 specie fra organismi terrestri, marini e d'acqua dolce e può essere ben rappresentato, nei suoi tratti essenziali, dal comune lombrico. Gli anellidi sono infatti animali dall'aspetto vermiforme, con il corpo tipicamente allungato e costituito dall'apposizione di segmenti circolari uguali fra loro. Solo il primo e l'ultimo segmento sono generalmente diversi dagli altri. Non vi è scheletro interno ma una cuticola che protegge la superficie corporea. Gli anellidi marini sono tipicamente bentonici e possono vivere muovendosi sul substrato o fissarsi su di esso all'interno di tubi. Le specie planctoniche o in grado di nuotare sono rare. Una classe importante degli anellidi è costituita dai policheti. Come suggerito dal nome, questi animali sono dotati di numerose setole inserite su appendici laterali, dette parapodi, presenti su ogni segmento. Il capo porta altre appendici con forma e funzioni diverse, deputate alla cattura del cibo ed alla ricezione degli stimoli ambientali. Solo in Mediterraneo, si contano circa 800 specie di policheti che si differenziano per forma, colore, strategie alimentari e riproduttive, habitat. Alcuni sono detritivori ed ingeriscono il sedimento per estrarne la componente organica. Altri sono predatori ed hanno strutture boccali dotate di uncini e denti chitinosi. Altri ancora, ed in particolare quelli che vivono all'interno di tubi fissati al substrato, si nutrono catturando il particolato sospeso grazie ad un apparato filtratore a ventaglio posto in prossimità della bocca. Alcune specie sono ermafrodite ma solitamente i sessi sono divisi. La riproduzione asessuata è diffusa e segue strategie diverse nei diversi organismi. La maggior parte dei policheti vive circa un anno, ma le forme di dimensioni maggiori hanno vita più lunga. Una delle specie più note è Sabella spallanzanii (spirografo).


Spirografo: Vive fissata al substrato, all'interno di un tubo membranaceo eretto costituito da fango e detrito agglutinati. Dall'apice del tubo, lungo fino a 30 cm, sporgono le due ciuffi piumosi disuguali avvolti a spirale. Questa struttura, dalla colorazione variabile nei toni del giallo e del bruno con sfumature violacee, serve anche come apparato filtrante: il particolato sospeso viene trattenuto, agglutinato con muco e trasferito alla bocca posta al centro. La specie vive su fondali rocciosi, nei posidonieti, affondata nel fango oppure su strutture artificiali immerse da tempo ed è presente dalla superficie fino a 60 m di profondità. Si tratta di un animale molto timido che non esita a ritrarsi velocemente all'interno del tubo se percepisce bruschi movimenti intorno a sé.




Con circa 110.000 specie comprese quelle fossili, i molluschi rappresentano il secondo phylum più numeroso (il primo è costituito dagli artropodi), diviso in diverse classi comprendenti organismi terrestri, marini e d'acqua dolce. I molluschi più rappresentativi e comuni in ambiente marino appartengono alle classi dei gasteropodi (nudibranchi, patelle e molluschi con conchiglia spiralata), dei bivalvi (mitili, ostriche etc.) e dei cefalopodi (polpi, seppie, calamari). Come si può notare, si tratta di animali molto diversi fra loro, ma che condividono un piano strutturale comune caratterizzato dall'avere un corpo molle contenente la massa viscerale, una bocca originariamente dotata di una struttura raschiante detta radula, branchie per la respirazione ed un piede muscoloso poi variamente trasformato. Il corpo è ricoperto da un'estensione della massa viscerale detta mantello e deputata alla produzione della conchiglia. La conchiglia dei molluschi è costituita da tre strati, ovvero una membrana proteica che si appoggia al mantello, uno strato calcificato intermedio ed uno strato madreperlaceo costituito dall'alternanza di carbonato di calcio e proteine, più esterno. Molte di queste strutture distintive del gruppo sono state decisamente modificate o sono scomparse, ma rimangono presenti nella fase larvale di tutte le specie.

  • Gasteropodi: è la sola classe comprendente molluschi terrestri, come le lumache e le chiocciole. I gasteropodi hanno solitamente corpo massiccio in grado di ritrarsi all'interno di una conchiglia spiralata posta dorsalmente in posizione inclinata (tale conchiglia, tuttavia, può essere ridotta o assente come nei nudibranchi); in molte specie è presente un opercolo calcificato che consente di sigillarne l'apertura. Si spostano di norma strisciando su un piede muscoloso (solo pochi rappresentanti marini sono in grado di nuotare) e respirano attraverso branchie solitamente protette dalla conchiglia, quando questa è presente. I gasteropodi terrestri hanno sviluppato strutture polmonari. Il sistema nervoso, ben sviluppato, si concentra in posizione cefalica dove sono generalmente presenti occhi semplici e appendici sensoriali carnose. La bocca è dotata di radula, una sorta di lingua ricoperta di dentelli chitinosi utilizzata per raschiare il substrato alla ricerca di cibo. Anche la radula, comunque, può apparire modificata nelle diverse specie in funzione delle strategie alimentari dell'animale: vi sono infatti erbivori, predatori, filtratori e parassiti. Le prede possono essere spugne, briozoi, idrozoi, ascidie, altri molluschi e perfino piccoli pesci. La colorazione, di solito poco appariscente nei gasteropodi provvisti di conchiglia, è in genere vivace nelle forme nude. Alcuni gruppi sono ermafroditi, come i nudibranchi; altri hanno sessi divisi. La durata di vita è variabile e compresa fra uno e più di 10 anni. Esistono circa 40000 specie di gasteropodi viventi, circa 1200 delle quali in Mediterraneo. Fra queste, meritano di essere ricordate le cipree (come Luria lurida, ciprea) e i nudibranchi (come Flabellina affinis, flabellina, e Discodoris atromaculata, vacchetta di mare.

  • Bivalvi: come suggerito dal nome, i bivalvi hanno la conchiglia divisa in due parti incernierate fra e che racchiudono l'intera massa corporea. I bivalvi sono organismi filtratori: l'acqua viene richiamata attraverso un sifone inalante, passa attraverso le branchie sulle quali viene agglutinato il cibo e infine viene espulsa attraverso un sifone esalante. I sifoni sono strutture peculiari create dalla fusione dei lobi del mantello. Stante questa strategia alimentare non vi è presenza di radula e, dato che il corpo è racchiuso all'interno delle valve, non vi è nemmeno un capo distinto. La maggior parte dei bivalvi vive infossata nel sedimento, penetrato grazie all'azione di un piede ventrale muscoloso associata al movimento delle valve. Fanno parte di questa categoria le telline e le vongole, delle quali solo i sifoni sporgono in superficie. Alcune specie si sono adattate a scavare materiali solidi come la roccia (datteri di mare) o il legno (teredini). In questo caso i margini anteriori della conchiglia sono dentellati per poter raschiare il substrato e la penetrazione viene agevolata dalla secrezione di sostanze corrosive. Infine, molti bivalvi vivono attaccati alla roccia o a materiali sommersi, come i mitili e le ostriche. L'adesione può essere garantita da secrezioni flessibili, come il bisso, o cementanti. Si tratta di animali molto longevi che in taluni casi superano il secolo di vita. Per questa ragione, le loro conchiglie sono spesso ricoperte da diversi organismi quali spugne, briozoi ed idrozoi. Due specie che possono attirare l'attenzione del subacqueo lungo il Promontorio di Portofino sono Pteria hirundo (ala di rondine) e Pinna nobilis (nacchera).

  • Cefalopodi: vengono considerati fra gli invertebrati più evoluti e sono probabilmente i più evoluti in assoluto per quel che riguarda lo sviluppo del sistema nervoso, dal quale dipendono fenomeni di comunicazione e di apprendimento notevoli. Ciononostante, i cefalopodi costituiscono un gruppo relativamente piccolo, con 600 specie viventi che comprendono seppie, calamari e polpi. I cefalopodi hanno il corpo rivestito dal mantello mentre la conchiglia è di norma ridotta e interna (osso di seppia) o, in taluni casi, completamente assente (polpi); in rare forme primitive considerate fossili viventi si osserva una grande conchiglia esterna (nautili). Il piede è trasformato in un imbuto che garantisce la propulsione a reazione. Attraverso questa struttura viene anche espulso un inchiostro nerastro che, confondendo un eventuale aggressore, può garantire la fuga. Il capo porta occhi estremamente sviluppati, molto simili agli occhi dei vertebrati: la visione e l'elaborazione delle immagini da parte del sistema nervoso sono elementi fondamentali per il comportamento di questi animali. La bocca, dotata di radula e di un becco chitinoso, porta generalmente ghiandole velenifere in grado di produrre sostanze talvolta molto tossiche anche per l'uomo. Attorno alla bocca vi sono braccia o tentacoli, in base al numero dei quali vengono classificate le specie. Seppie e calamari hanno otto braccia e due lunghi tentacoli mentre i polpi hanno solo otto braccia. Tutte queste caratteristiche rendono i cefalopodi abilissimi predatori in grado di nutrirsi di diversi invertebrati (in particolare di molluschi e crostacei) ma anche di pesci. Molti cefalopodi sono grandi nuotatori e trascorrono la vita in mare aperto anche se i polpi sono principalmente bentonici. Alcuni cefalopodi possono raggiungere dimensioni eccezionali, come i 18 m di lunghezza a tentacoli distesi nel caso del calamaro gigante che vive in acque oceaniche fredde e profonde. Una specie sicuramente comune lungo il Promontorio di Portofino è Octopus vulgaris (polpo).


Ciprea: Ha una conchiglia ovale, spiralata, avvolta su se stessa e parzialmente ricoperta dai margini del mantello. La conchiglia ha superficie liscia, lucida, simile a porcellana e presenta un'apertura allungata con margini dentellati. La colorazione è bruna, con due bande chiare trasversali ed estremità arancioni. Qui sono visibili due macchie nere. Lunghezza fino a 4 cm. Vive fino a 40 m di profondità.

Fiabellina: Ha forma allungata, quasi vermiforme, ed è sprovvista di conchiglia come in tutti i nudibranchi. Sono presenti numerose digitazioni latero-dorsali, dette papille, e due paia di appendici carnose cefaliche, rispettivamente lisce ed anellate. Il corpo è semitrasparente e la colorazione, violacea, dipende in gran parte da quella degli organi interni. Le porzioni terminali delle appendici corporee sono più scure e punteggiate di bianco. Parte dell'apparato digerente si introduce nelle papille dorsali: qui vengono raccolte le cellule urticanti degli idoidi di cui questo animale prevalentemente si nutre e sui quali solitamente si trova a pascolare. La specie, lunga fino a 4 cm, è piuttosto comune in ambienti rocciosi fino a 50 m di profondità.

Vacchetta di mare: È un nudibranco di dimensioni relativamente grandi (circa 7 cm), dalla forma appiattita e quasi circolare, con margine del corpo sottile ed ondulato. Sul dorso vi sono due appendici cefaliche ed un ciuffo branchiale posteriore costituito da filamenti corti e pennati. La colorazione è tipicamente bianca con macchie brune o nere arrotondate ed irregolari; branchie ed appendici sono sempre bianche. Questa specie si nutre in particolare della spugna Petrosia ficiformis, sulla quale viene comunemente rinvenuta. La riproduzione è sessuata ed avviene in ottobre. Le uova sono piccole e bianche, agglutinate fra loro, deposte sulla roccia lungo un percorso a spirale.

Ala di rondine: È un bivalve di discrete dimensioni (fino a 10 cm di lunghezza), che vive generalmente attaccato ai rami di gorgonia; in questo modo riesce ad allontanarsi dal substrato ed a raggiungere le correnti migliori (le stesse sfruttate dalla gorgonia che la ospita) e più ricche di cibo in sospensione. La conchiglia è caratteristica, a forma di ala, con un ampio lobo principale che si continua in una lunga spina posteriore. La colorazione è bruna o rossiccia, ma viene spesso mascherata dagli organismi che ricoprono le valve. Si incontra a partire dai 15 m fino ad oltre 100 m di profondità.

Nacchera: Ha valve molto appuntite verso la cerniera e con margine distale arrotondato. La conchiglia può superare il metro di lunghezza (caratteristica che ne fa il più grande bivalve del Mediterraneo) ed è decorata da coste radiali tubercolate o squamose che corrispondono alle strie di accrescimento. Il colore è bruno, spesso mascherato da organismi epibionti. È presente su fondali sabbiosi o detritici a partire da 3 m di profondità, dove vive in posizione verticale con il margine distale delle valve rivolto verso l'alto. Talvolta comune nei posidonieti. Questa specie, un tempo abbastanza diffusa, è stata decimata dalla pesca indiscriminata a scopo alimentare, ornamentale e per lo sfruttamento del bisso. Attualmente in fase di recupero, è stata dichiarata specie protetta.

Polpo: Ha un corpo muscoloso, piccolo rispetto alle dimensioni raggiunte a tentacoli distesi. Questi, in numero di otto, hanno due file di ventose sul lato inferiore e sono collegati, alla base, da un'ampia membrana. I polpi sono in grado di variare il proprio colore (nei toni del bruno, del rosso e del bianco) o la forma della propria superficie corporea (da liscia a rugosa) a seconda degli stimoli ambientali o delle emozioni. Così facendo possono mimetizzarsi perfettamente, comunicare, oppure spaventare eventuali predatori. In caso di fuga, i polpi possono nascondersi rapidamente in tana o sparire in una nuvola di inchiostro nerastro. I sessi sono divisi ma molto simili; il maschio ha un braccio più corto che termina a cucchiaio e serve a trasferire il seme (raccolto in una spermatofora) all'interno del mantello della femmina. La riproduzione avviene fra marzo e settembre. La femmina depone fino a 500.000 uova appese in cordoni sul soffitto della tana. Lo sviluppo si completa nell'arco di due o tre mesi e per tutto questo periodo la femmina sorveglia le uova, tiene in movimento l'acqua che le circonda per ossigenarla e non si nutre, arrivando alla schiusa sfinita e spesso morente. Si tratta di una specie relativamente timida, che trascorre le ore del giorno in tane spesso riconoscibili per i sassi e i detriti che ne segnano l'imboccatura. Comune entro i 25 m di profondità e su fondali rocciosi, tende a spostarsi più in profondità e su fondali sabbiosi durante l'inverno. Raggiunge il metro di lunghezza per 10 kg di peso.




Nonostante si tratti di un gruppo piuttosto ampio, comprendente oltre 40000 specie viventi e di grande importanza in ambiente acquatico, i crostacei non sono un phylum ma, a seconda degli schemi seguiti, solo una classe o un subphylum appartenente agli artropodi. Questi ultimi, rappresentati da più di un milione di specie, sono il phylum più grande del regno animale e comprendono organismi sia terrestri che acquatici, dotati di corpo segmentato (ricoperto da un esoscheletro talvolta irrigidito da carbonato di calcio) e numerose appendici articolate che vengono utilizzate per il movimento, la cattura e la manipolazione del cibo, la respirazione, la ricezione degli stimoli ambientali. Oltre ai crostacei, negli artropodi si trovano i ragni, gli insetti, i millepiedi e moltissimi altri animali meno conosciuti. I crostacei abitano prevalentemente l'ambiente marino, anche se vi sono specie terrestri e d'acqua dolce. Sono un gruppo piuttosto eterogeneo, comprendente animali a vita libera, parassiti e forme che vivono attaccate al substrato. Sono caratterizzati, come suggerito dal nome, dalla presenza di un esoscheletro rigido, costituito da materiale organico più o meno calcificato. Questo scheletro esterno, talvolta molto pesante e spesso, non è in grado di accrescersi insieme all'animale e va quindi ciclicamente sostituito attraverso il processo della muta. I crostacei sono generalmente dotati di un capo ben distinto, sul quale si inseriscono due paia di antenne, e di un tronco diviso in torace e addome terminante con una furca (nelle specie più primitive) o con un ventaglio di placche appiattite. In alcune specie il capo è fuso con l'addome e protetto dal carapace calcificato; si parla in questo caso di cefalotorace. Sul lato ventrale del corpo si inseriscono molte appendici articolate, utilizzate per la deambulazione, per il nuoto, per la nutrizione, per la respirazione o per la riproduzione. Nonostante le forme più piccole abbiano respirazione cutanea, la maggior parte dei crostacei è dotata di branchie, costituite da espansioni laterali degli arti articolati. I crostacei, che possono vivere da pochi mesi a diversi anni, hanno tipicamente sessi divisi e producono fino a qualche milione di uova, liberate in mare o trattenute dalla femmina fino alla schiusa. Trattandosi di un gruppo molto ampio, i crostacei hanno adottato tutte le diverse strategie alimentari e si possono incontrare in ogni ambiente marino: nei sedimenti, sulle rocce, nei posidonieti, in mare aperto, attaccati ad altri animali o sui manufatti immersi dall'uomo. Vivono a qualsiasi profondità: granchi e gamberi di dimensioni eccezionali abitano i fondali abissali degli oceani, mentre i piccoli gamberetti planctonici che formano il krill e sono catturati dalle balene vivono anche in acque superficiali. Le forme più evolute sono rappresentate dai decapodi, che comprendono i gamberi, le aragoste, i granchi e i paguri. I decapodi sono dotati di cinque paia di zampe, tre paia di arti deputati alla manipolazione del cibo, occhi peduncolati e, spesso, di chele potenti. Hanno un cefalotorace robusto e protetto da un carapace mentre l'addome può essere esteso, come nei gamberi, o ripiegato sotto il ventre, come nei granchi. Questi animali hanno solitamente colorazioni mimetiche nei toni del bruno e del rosso, dovute alla presenza di carotenoidi associati a proteine. La denaturazione delle proteine alle alte temperature smaschera la tinta originale dei carotenoidi, solitamente di un rosso vivace. In Mediterraneo sono presenti più di 300 specie di decapodi, fra le quali meritano attenzione Palinurus elephas (aragosta), Scyllarus arctus (magnosella), Paguristes eremita (paguro), Maja squinado (grancevola), Eriphia verrucosa (favollo).


Magnosella: È una specie robusta, con corpo allungato e appiattito protetto da un forte carapace spinoso. Il secondo paio di antenne è trasformato un paio di lamine arrotondate e lobate. Il colore è bruno, con striature rossastre e chiazze più chiare. I peduncoli oculari sono arancioni. Questa specie, che di norma non supera i 15 cm di lunghezza, predilige zone rocciose o i fondali coperti da detrito grossolano dove sono frequenti anfratti e spaccature. Si incontra, soprattutto nelle ore notturne, fra i 5 e i 25 m di profondità.

Aragosta: È un grande crostaceo bentonico, dalla forma allungata e compressa, con un cefalotorace ricoperto di spine. Il secondo paio di antenne è molto lungo e supera abbondantemente la lunghezza del corpo. Il colore è bruno rossiccio, punteggiato e striato di giallo e di bianco. Questa specie, adatta a muoversi camminando su substrati duri, può compiere rapidi balzi a ritroso sfruttando la spinta del ventaglio caudale. Si tratta di un predatore dalle abitudini notturne e trascorre le ore del giorno in tane ricavate negli anfratti rocciosi e dalle quali solitamente spuntano le antenne. Vive fra 15 e 150 m di profondità, scegliendo le acque profonde durante l'inverno. Raggiunge la lunghezza di 60 cm.

Paguro: I paguri possono essere considerati come granchi dall'addome molle che, per questa ragione, si proteggono abitando le conchiglie vuote dei gasteropodi. Alcuni paguri ottengono ulteriore protezione trasferendo sulla conchiglia uno o più anemoni i quali, grazie ai tentacoli urticanti, tengono lontani potenziali aggressori. Gli anemoni traggono vantaggio da questa associazione simbiotica recuperando i residui del cibo del paguro e facendosi trasportare nell'ambiente. Paguristes eremita abita conchiglie decorate o letteralmente ricoperte da spugne, idroidi, anemoni e, in questo modo, riesce anche a mimetizzarsi facilmente. Si tratta di una specie di colore scuro con antenne rosse e peduncoli oculari gialli o arancioni. Le chele, robuste, sono leggermente asimmetriche: la sinistra è un po' più grande della destra. Il carapace misura circa 2 cm. Si incontra fino a 40 m di profondità, in particolari su fondali detritico-fangosi.

Grancevola: È il più grande granchio costiero del Mediterraneo: il suo carapace raggiunge facilmente i 25 cm di lunghezza. Questo è bombato, ovoidale, allungato nelle porzione anteriore da un rostro diviso in due spine. Altre cinque spine si inseriscono su ciascun lato della corazza. Zampe e chele sono allungate. L'esoscheletro è rossastro o arancione ma risulta fortemente decorato da alghe ed altri organismi che ne confondono l'aspetto ed il colore. La femmina trattiene le uova fecondate (di color rosso vivo) al di sotto dell'addome. La riproduzione avviene due volte l'anno, in primavera e in tarda estate. Questa specie trascorre i mesi invernali su fondali sabbiosi fra 25 e 50 m di profondità per poi riunirsi in gruppi durante la primavera e migrare in acque più superficiali e su fondali rocciosi ricchi di anfratti e vegetazione (si tratta di organismi principalmente erbivori).

Favollo: Si tratta di un granchio molto robusto, comune sulle rocce superficiali, fra i detriti della riva e fino alla profondità di 10 m. Il carapace è tipicamente a forma di cuore (lunghezza fino a 10 cm), con spine sul bordo anteriore e setole sul dorso e sugli arti. Le chele sono potenti e asimmetriche, di colore nero alle estremità. Il corpo è bruno, di colore variabile fra l'arancio e il verde, con chiazze più chiare giallastre. Si riproduce due volte, fra maggio ed agosto. La specie è predatrice e caccia altri granchi ed organismi protetti da gusci.




Nonostante si contino circa 4000 specie viventi di briozoi (400 nel Mediterraneo), questi animali coloniali e quasi esclusivamente marini rivestono una grande importanza. Oggi, come in passato, i briozoi contribuiscono alla formazione e al consolidamento del substrato grazie al proprio esoscheletro chitinoso spesso infiltrato di carbonato di calcio e, contemporaneamente, possono creare seri problemi quando si accrescono su manufatti sommersi o sulle carene delle navi. Le colonie possono essere molto diverse a seconda delle specie; alcune sono arborescenti, altre erette, altre ancora compatte o incrostanti. Gli elementi della colonia sono piccolissimi (meno di mezzo mm di lunghezza) e sono detti zooidi; ciascuno di essi è costituito da un polipide protetto in una cuticola esterna detta cistide (un involucro chitinoso che può essere anche calcificato). I polipidi hanno un tubo digerente completo a forma di U ed una corona di tentacoli, solitamente circolare, che circonda la bocca e che è detta lofoforo. Possono estroflettersi verso l'esterno per catturare i cibo sospeso nell'acqua oppure ritrarsi nel proprio cistide che si chiude grazie ad un opercolo. La maggior parte delle specie sono ermafrodite; dalle uova fecondate si sviluppano larve planctoniche che, dopo essersi fissate al substrato, metamorfosano e generano le nuove colonie per gemmazione. Alcuni briozoi molto comuni nelle acque del Promontorio di Portofino sono Smittina (Porella) cervicornis (corna di cervo), Pentapora fascialis (corna d'alce), Sertella septentrionalis (trina di mare), Myriapora truncata (falso corallo).


Corna di cervo: Forma colonie arborescenti e cespugliose con rami di sezione ovale e fortemente calcificati. Le colonie, di colore giallo scuro, raggiungono i 10 cm d'altezza. Si incontra a partire dalla profondità di 25 m.

Corna di alce: Deve il suo nome comune alla forma dei rami, appiattiti e lobati, che ricordano, appunto, le corna di un alce. Le colonie, di colore arancio brillante, possono raggiungere l'altezza di 10 cm. Predilige zone ombrose al di sotto dei 15 m di profondità.

Trina di mare: Colonie molto fragili, costituite da espansioni ondulate reticolari, alte fino a 10 cm. Il colore è rosa o arancione. Presente in aree ombrose fino ad oltre 50 m di profondità.

Falso corallo: Viene facilmente confusa con la specie Corallium rubrum, il corallo rosso, per i suoi rami robusti ed a sezione circolare, terminanti in modo netto. Colonie di colore arancio o rosso, alte fino a 10 cm. Presente in zone ombrose fino a 60 m di profondità.




Questi animali esclusivamente marini appartengono al phylum dei cordati e comprendono circa 1400 specie fra ascidie ed altri organismi meno comuni per i subacquei. Nonostante possa apparire molto strano, i tunicati sono fra i nostri parenti invertebrati più vicini e, almeno nella fase larvale, presentano un abbozzo di ciò che nei vertebrati diverrà la spina dorsale. Questa struttura, qui ancora solo accennata, è detta corda dorsale ed è cartilaginea. Presente nella zona caudale della larva (che assomiglia ad un girino), viene persa con lo sviluppo e la metamorfosi nella maggioranza delle specie. Un'altra caratteristica che ricorda i vertebrati è la presenza di fenditure branchiali sui lati della faringe. I tunicati devono il loro nome alla presenza della tunica, un rivestimento sacciforme prodotto dall'epidermide nella maggioranza delle specie. La tunica serve come protezione e sostegno ed ha una struttura molto simile a quella della cellulosa. La quasi totalità dei tunicati si raccoglie nella classe delle ascidie. Le ascidie, dopo una fase larvale libera, si fissano al substrato e subiscono una metamorfosi durante la quale perdono la corda dorsale. Hanno corpo sacciforme e posseggono due sifoni contrattili grazie ai quali generano un flusso d'acqua che penetra nel primo tratto del tubo digerente (faringe), viene filtrata nelle fenditure branchiali e viene espulsa all'esterno. Si tratta di animali quasi esclusivamente ermafroditi; alcune specie si riproducono anche per via asessuale e gemmano individui identici formando colonie avvolte da una tunica comune. Fra le circa 100 specie mediterranee vanno certamente menzionate Clavelina lepadiformis (clavelina) ed Halocynthia papillosa (patata di mare).


Clavelina: È una specie coloniale costituita da elementi a forma di clava, lunghi circa 2-3 cm, uniti solo attraverso la base peduncolata. Il corpo è trasparente e ciò rende visibile la camera branchiale interna. Si fissano sulle rocce e sono spesso visibili sul lato inferiore di oggetti galleggianti. Prediligono acque superficiali ma possono vivere fino alla profondità di 50 m.

Patata di mare: Ascidia dal corpo a botte, piuttosto grande (fino a 10 cm d'altezza), con sifoni ben separati bordati da setole rigide. La superficie è coriacea e rugosa a causa della presenza di papille. Il colore è rosso intenso, arancione verso la base. Non forma colonie ed è molto comune nei posidonieti, su fondali rocciosi e nei pressi delle grotte. Vive fra 10 e 100 m di profondità.




Si tratta di un phylum esclusivamente marino con circa 6000 specie viventi distribuite in ogni ambiente ed a qualsiasi profondità. Gli echinodermi comprendono organismi come i ricci, le stelle marine, le ofiure (stelle a braccia serpentine), le oloturie (cetrioli di mare), i crinoidi (gigli di mare). Questi animali presentano come caratteristica più evidente una simmetria pentaraggiata del corpo, che appare chiara in molte stelle di mare dotate di cinque braccia benché tale numero possa essere decisamente maggiore ed arrivare a cinquanta in alcune specie. Anche i ricci di mare, le ofiure e i crinoidi hanno la struttura interna del corpo organizzata sulla base di cinque segmenti radiali. Nelle oloturie, tuttavia, lo sviluppo dell'adulto porta alla perdita della simmetria pentaraggiata a favore di una bilaterale seppure secondaria. Altri tratti distintivi sono la presenza di uno scheletro calcareo sottocutaneo dotato di spine ed un apparato interno peculiare (detto sistema acquifero) utilizzato per il movimento. Il sistema acquifero è costituito da una serie di canali distribuiti nella zona ventrale e dotati di minuscole ampolle ripiene di liquido. Queste ampolle protrudono all'esterno (dando origine ai pedicelli ambulacrali) e terminano con piccole ventose; un sofisticato meccanismo regola la pressione idrostatica all'interno del sistema permettendo il rigonfiamento o lo svuotamento delle ampolle e, di conseguenza, l'adesione o il distacco delle ventose, consentendo il movimento dell'animale per trascinamento. La maggior parte degli echinodermi ha sessi divisi e la riproduzione avviene con la fecondazione dell'uovo, dal quale si sviluppa una larva planctonica a simmetria inizialmente bilaterale. La simmetria pentaraggiata compare nel corso dello sviluppo larvale e viene successivamente persa nelle oloturie. La riproduzione asessuale per frammentazione è comune e si deve in particolare alle grandi doti rigenerative degli organismi raccolti in questo phylum.

  • Crinoidi: i crinoidi, o gigli di mare, hanno braccia mobili sottili e piumose e si ancorano al substrato con cirri ventrali. La bocca, posta al centro e rivolta verso l'alto, raccoglie il particolato sospeso agglutinato sulle braccia; per questa ragione, molti crinoidi vivono aggrappati a gorgonie o su substrati duri esposti alle correnti più ricche di cibo. Alcuni possono spostarsi facendosi trascinare dall'acqua e nuotando con lenti battiti delle braccia. Si tratta spesso di specie notturne che trascorrono le ore del giorno chiuse su se stesse. Si conoscono solo quattro specie mediterranee, la più comune delle quali è Antedon mediterranea (giglio di mare).

  • Oloturie: le oloturie, o cetrioli di mare, sono forse gli echinodermi che più si distaccano dallo schema generale del phylum essendo allungati e privi di braccia. Hanno un corpo generalmente carnoso, dalla superficie ruvida e membranacea, con pedicelli ambulacrali disposti sul ventre e attorno alla bocca (dove si trasformano in tentacoli alimentari). Le oloturie abitano principalmente i fondi molli e si nutrono del particolato organico sospeso nell'acqua o disperso nel sedimento. Molte specie hanno colori scuri e poco appariscenti, ma alcune sono vivacemente colorate. Se minacciate possono espellere dei filamenti appiccicosi, detti organi di Cuvier, o parte dell'intestino. Si ritiene che questo serva a confondere un eventuale aggressore o ad allontanarlo grazie alle sostanze tossiche talvolta associate al fenomeno. Tipica dei fondali mediterranei è Holoturia tubulosa (cetriolo di mare).

  • Ricci: i ricci di mare hanno generalmente aspetto globoso ma possono anche essere appiattiti ed ovoidali, con un numero variabile di aculei di forma e lunghezza diverse. Lo scheletro è costituito da una teca formata da cinque spicchi calcarei fusi fra loro, al centro dei quali si apre la bocca rivolta verso il basso per poter raschiare il substrato. Si tratta di animali tipicamente erbivori che giocano un ruolo fondamentale nel controllo della proliferazione algale. La locomozione si deve al sistema acquifero (concentrato in particolare attorno alla bocca) e ai movimenti degli aculei, strutture esterne di carbonato di calcio articolate sulle piastre scheletriche. In Mediterraneo sono specie importanti Arbacia lixula (riccio maschio), Paracentrotus lividus (riccio femmina), Sphaerechinus granularis (riccio canuto).

  • Stelle: le stelle di mare hanno un numero variabile di braccia carnose che si distaccano da un disco centrale dotato di bocca rivolta verso il basso. Il sistema acquifero si spinge all'interno di ogni braccio. Si tratta di animali tipicamente predatori, in grado di estroflettere il proprio stomaco per digerire la preda esternamente. Le stelle di mare si nutrono in particolare di molluschi bivalvi, che aprono con forza e sciolgono con i succhi gastrici. Nei mari tropicali, la stella corona di spine (Acanthaster planci) si ciba dei polipi delle madrepore e, se presente in numero troppo elevato, rappresenta un grande pericolo per la conservazione dei reef. Il gruppo mostra eccezionali doti rigenerative che permettono il recupero delle braccia eventualmente perdute. Specie tipiche del Mediterraneo sono Echinaster sepositus (stella rossa) e Ophidiaster ophidianus (stella serpente).

  • Ofiure: le ofiure, o stelle a braccia serpentine, costituiscono la classe più numerosa degli echinodermi. Sono simili alle stelle di mare ma hanno braccia lunghe e molto mobili, articolate su di un disco centrale ben definito. In alcune specie le braccia si dividono più volte arrotolandosi su se stesse cosicché l'animale assume un aspetto complesso e cespuglioso. Le ofiure vivono spesso nascoste nelle fessure, al di sotto dei sassi, nelle conchiglie vuote. Si spostano soprattutto sfruttando i movimenti serpentini delle braccia. Ophioderma longicaudum (ofiura liscia) è una comune specie mediterranea.


Giglio di mare: È certamente la più comune fra le quattro specie di crinoidi presenti in Mediterraneo. Dal disco centrale si dipartono una decina di braccia articolate e piumose, molto fragili, lunghe fino a 10 cm. Una decina di cirri permettono la fissazione al substrato. Il colore è variabile fra il biancastro e il rosso scuro, con screziature di diverse tonalità. Vive su fondi duri ricchi di alghe e nelle praterie di Posidonia fino alla profondità di 50 m

Cetriolo di mare: Ha corpo cilindrico, lungo fino a 30 cm. La superficie ha consistenza coriacea. Vi sono papille appuntite sul dorso e pedicelli sul ventre. Il colore è bruno rossastro, più chiaro sul ventre. Più comune entro i 40 m, questa specie può vivere fino a 100 m di profondità, su fondi sabbiosi e fangosi misti ad alghe o nei posidonieti. In estate compie migrazioni riproduttive in acque superficiali.

Riccio maschio: È fra i ricci più comuni che si possano incontrare fra le alghe e gli scogli, soprattutto nelle acque superficiali ma anche fino a 40 m di profondità. Il corpo è piuttosto schiacciato e lo scheletro degli animali morti appare rosa pallido. Gli aculei, robusti e neri, sono lunghi fino a 3 cm. Diametro fino a 8 cm. È una specie erbivora e dalle abitudini notturne.

Riccio femmina: Ha corpo tondeggiante, bombato sul dorso ed appiattito sul ventre. Il colore è verde scuro (talvolta violaceo) ed è ripreso dallo scheletro degli esemplari morti. Gli aculei sono robusti ma poco numerosi. Diametro fino a 7 cm. Vive soprattutto su fondali rocciosi fino a 80 m di profondità, seminascosto nelle spaccature e sotto i sassi, ma si incontra anche nelle praterie di Posidonia. Tende a mimetizzarsi. Attivo di notte, bruca principalmente alghe ma anche spugne e cnidari. Le sue uova, di colore rosso vivo, sono utilizzate dall'uomo.

Riccio canuto: È un riccio piuttosto grande (fino a 13 cm di diametro) con corpo appiattito ventralmente. Gli aculei sono corti e numerosi. Il colore è violaceo; gli aculei hanno punta bianca. Vive su diversi tipi di fondale, dalla superficie fino a 120 m di profondità.

Stella rossa: È una stella con cinque (raramente sei o sette) braccia cilindriche, un po' più larghe alla base, rugose ed appuntite. Il disco centrale è piccolo e il diametro dell'animale, braccia comprese, raggiunge i 30 cm. Colore rosso o rosso scuro, più chiaro sul ventre. Predilige fondali rocciosi, ma è presente su qualsiasi altro tipo di fondale fino a 200 m di profondità. E' una specie molto comune.

Stella serpente: Ha cinque braccia cilindriche, ristrette alla base ed appuntite, dalla superficie vellutata. Il colore varia nei toni del rosso vivace me può essere anche violaceo o screziato. Diametro fino a 35 cm. Vive principalmente su fondali rocciosi e superficiali nonostante si possa incontrare anche a notevoli profondità. Sceglie soprattutto zone ombrose e fessure.

Ofiura liscia: Ha cinque braccia lunghe e sottili, ricoperte di fitte squame che rendono la superficie liscia al tatto. Il diametro totale raggiunge i 30 cm. Il disco centrale è grande e può raggiungere i 3 cm di diametro. Colore bruno sul lato dorsale, chiaro su quello ventrale, spesso maculato o screziato. Tipica dei fondi duri, questa specie trova riparo sotto i sassi e, per le forme giovanili, fra le alghe. Comune in Mediterraneo dalla superficie fino a 70 m di profondità.




Gattuccio: È un piccolo squalo dal corpo allungato e con il muso arrotondato; supera difficilmente la lunghezza di un metro. Le due pinne dorsali sono piuttosto vicine ed arretrate. La colorazione è bruna chiara, con piccole macchie marroni di diversa tonalità. Il ventre è più chiaro. Abbastanza comune su fondi fangosi, vive solitamente fino a 100 m di profondità benché possa trovarsi anche in acque più fonde. La femmina depone le uova fecondate su diversi tipi di sostegni come protuberanze rocciose, alghe coralline e rami di gorgonia. Si nutre principalmente di invertebrati bentonici quali molluschi e crostacei. Simile, ma di maggiori dimensioni, è Scyliorhinus stellaris , detto infatti gattuccio maggiore. Quest'ultima specie, meno comune, preferisce fondali duri e rocciosi e si incontra solitamente fra i 20 e i 60 m di profondità.

Murena: È un pesce allungato, serpentiforme, compresso lateralmente e in grado di raggiungere la lunghezza di 130 cm. Ha una sola pinna dorsale che decorre dall'altezza dell'apertura brachiale fino alla fine del corpo mentre mancano le pinne pettorali e ventrali. Il capo è caratterizzato da due narici tubiformi e dalla bocca dotata di denti lunghi ed acuminati. La pelle, nuda e coperta di muco, ha colorazione bruno scura, chiazzata e striata di chiaro. È una specie dalle abitudini notturne che trascorre le ore del giorno in tane ricavate negli anfratti rocciosi fino ad 80 m di profondità. Si nutre di polpi, crostacei ed altri pesci. Nonostante non si tratti di un animale aggressivo è in grado di sferrare morsi dolorosi se molestata.

Grongo: Ha il corpo allungato, massiccio e serpentiforme. Sono presenti due pinne pettorali posizionate subito dietro il capo e due lunghe pinne (dorsale ed anale) che si uniscono nella zona caudale. Gli occhi sono grandi e le labbra carnose. Il grongo è privo di scaglie e la pelle, di colore grigio e più scura sul dorso, è ricoperta di muco. Raggiunge la lunghezza di 2 metri. Questa specie si nutre di notte catturando grandi molluschi, crostacei ed altri pesci. Durante il giorno si rifugia negli anfratti rocciosi e all'interno dei relitti ad una profondità comunemente compresa fra i 10 e i 100 m. Può trovarsi fino a 1000 metri, in particolare in estate durante il periodo riproduttivo.

Musdea: Ha corpo massiccio che si assottiglia verso la coda. La prima pinna dorsale è alta e triangolare, la seconda dorsale e l'anale decorrono fino al peduncolo caudale. La pinna caudale è arrotondata. Le pinne ventrali sono trasformate in lunghi barbigli filiformi ed un terzo barbiglio è presente al di sotto della mandibola. Occhi grandi. La livrea è bruna, scura sul dorso e più chiara sui fianchi e sul ventre. Predatore notturno, si ciba di piccoli pesci e invertebrati. Vive fra 10 e 600 m su fondali sabbiosi, fangosi e rocciosi; viene pescata d'inverno in acque profonde. Raggiunge i 70 cm di lunghezza.

Scorfanotto: Lo scorfanotto si riconosce per la livrea rossiccia screziata di grigio e per la macchia nera sulla pinna dorsale; è un pesce più piccolo, lungo fino a 20 cm, che si incontra su fondali rocciosi o detritici fino a 100 m di profondità.

Scorfano nero: Lo scorfano nero, che deve il nome comune alla livrea marrone-rossiccia decorata da macchie più scure, vive prevalentemente nei posidonieti e fra gli scogli ricchi di alghe. Il carattere distintivo di questa specie è costituito dalle appendici carnose presenti subito dietro agli occhi. Raggiunge la lunghezza di 30 cm.

Scorfano rosso: Si tratta di un pesce bentonico dal corpo massiccio, curvo sul dorso e appiattito sul ventre, con capo grande ed occhi sporgenti. La pinna dorsale è unica, ma spinosa nella porzione anteriore ed arrotondata in quella posteriore. Alle spine della dorsale sono collegate ghiandole velenifere in grado di inoculare una tossina dolorosa anche per l'uomo ma tremolabile. Le pinne pettorali sono larghe e solitamente aperte quando l'animale è fermo sul fondo. La caudale, arrotondata, è generalmente chiusa a ventaglio. Cacciatore notturno e vorace, attende immobile le prede e le cattura con rapidi balzi. Le sue doti mimetiche si devono alla colorazione (nei toni del rosso e screziata di bruno e giallastro) e alla presenza di appendici cutanee che decorano il dorso e la testa. Comune su fondi rocciosi fra 20 e 200 m di profondità, raggiunge la lunghezza di 50 cm.

Ricciola: Si tratta di un pesce di grandi dimensioni in grado di raggiungere la lunghezza di quasi due metri. Il corpo è affusolato e massiccio, compresso lateralmente, con profilo dorsale leggermente più curvo di quello ventrale soprattutto nella zona del capo. La coda è tipica dei grandi nuotatori ed è infatti alta e lunata, sorretta da un peduncolo caudale sottile e potente. Le pinne pettorali sono lunghe e falcate. Due pinne dorsali: la prima è piccola e triangolare e la seconda si estende fino all'inizio del peduncolo caudale. L'intero piano strutturale di questa specie è programmato per il nuoto veloce e sulle lunghe distanze. La livrea è tipicamente argentea, blu-olivastra sul dorso e chiara sul ventre ed è caratterizzata dalla presenza di una banda dorata diagonale che corre sull'occhio. Le pinne pettorali e le ventrali sono dorate. Le ricciole possono formare densi banchi comprendenti diverse centinaia di individui che si riuniscono in prossimità della costa mentre le fasi giovanili tendoni ad essere più solitarie e possono trovarsi in mare aperto al di sotto di oggetti galleggianti. La riproduzione in mediterraneo avviene tra maggio e luglio. La mole e la rapidità nel nuoto consentono a questa specie di nutrirsi di una grande varietà di prede quali pesci, calamari e crostacei.

Perchia: È un pesce dalla forma affusolata, con profilo dorsale incurvato rispetto al ventrale e mandibola inferiore prominente. L'opercolo porta una spina sul margine posteriore. Una sola pinna dorsale, sorretta da raggi spinosi nella porzione anteriore. Pinne pettorali arrotondate e caudale debolmente incisa. La livrea ha sfondo marrone sul dorso e bianco sul fianco e sul ventre, segnata da 8-9 strisce verticali più scure. Due bande rossicce decorrono longitudinalmente dalla bocca fino alla coda. Si ciba di molluschi, crostacei e piccoli pesci che caccia su fondali rocciosi e fra gli scogli da 10 a 40 m di profondità. Raggiunge comunemente la lunghezza di 25 cm, benché possa toccare i 40 cm in acque atlantiche. Si riproduce fra aprile e luglio. Come molte altre specie appartenenti alla famiglia dei serranidi, è un pesce ermafrodita; in questo caso i due sessi sono presenti contemporaneamente ma non avviene l'autofecondazione.

Sciarrano: Corpo massiccio, con dorso più curvo del ventre e profilo del capo diritto e appuntito. La mascella inferiore è lievemente più lunga della superiore. Una sola pinna dorsale sorretta da raggi spinosi evidenti nella porzione anteriore. Margine delle pettorali arrotondato, margine della caudale diritto o lievemente curvo. La livrea è bruno chiaro, con bande verticali marroni ed una striscia marrone che corre dalla bocca all'opercolo coprendo gli occhi. Il capo è decorato da strisce rossastre che ricordano la scrittura araba e alle quali si deve il nome scientifico della specie. Le forme adulte portano una vistosa macchia bluastra sull'addome. Raggiunge la lunghezza di 25 cm. È un predatore territoriale che si ciba di piccoli pesci e gamberetti. Vive su fondali rocciosi ricchi di vegetazione, dove sceglie una serie di tane e di rifugi dalla superficie fino a 30 m di profondità. Specie ermafrodita (come molti serranidi), porta contemporaneamente i prodotti sessuali maschili e femminili benché non presenti autofecondazione.

Cernia bruna: È un pesce di grandi dimensioni, con corpo massiccio curvo sul dorso e bocca con labbra carnose; la mascella inferiore è prominente. L'opercolo porta tre spine marginali. I bordi delle pinne sono arrotondati e la porzione anteriore dell'unica dorsale è sorretto da raggi spinosi. La livrea è bruna, con macchie più chiare disposte a formare bande verticali e ventre chiaro. La colorazione può variare per conformarsi all'ambiente ed aumentare il mimetismo. Pinna caudale bordata di bianco. Può arrivare alla lunghezza di 1,5 m (normalmente 80 cm). Fortemente territoriale, predilige i fondali rocciosi ricchi di anfratti nei quali ricava le proprie tane, ma è presente anche nei posidonieti. Si nutre di pesci, crostacei e molluschi (in particolare di polpi). Come molte specie di serranidi, è ermafrodita e cambia sesso (passando da femmina a maschio) intorno all'età di 10-12 anni. La riproduzione avviene in estate. Si incontra fra 10 e 120 m di profondità.

Antias: Corpo ovale, curvo sul dorso e con capo breve. Una sola pinna dorsale sorretta da raggi spinosi nella porzione anteriore, con il terzo raggio molto più lungo degli altri. Pinna caudale profondamente incisa con lobo inferiore più lungo del superiore. Pinne ventrali molto sviluppate. Livrea tipicamente rossa, più chiara sul ventre. Si riconoscono tre strisce gialle che decorrono dal capo ai fianchi. La lunghezza media si attesta fra 10 e 20 cm ma può superare i 25 cm. Si tratta di una specie carnivora. Forma gruppi numerosi, spesso dominati da un unico maschio, negli anfratti e nelle grotte a partire dalla profondità di 30 m. Appartiene alla famiglia dei serranidi e cambia sesso, passando da femmina a maschio, in funzione dell'età e della presenza o meno di altri maschi nel gruppo. La riproduzione avviene fra l'estate e l'inizio dell'autunno.

Castagnola: Piccolo pesce dal corpo ovale e compresso con capo appuntito, bocca obliqua e carnosa, pinna caudale fortemente incisa. Una sola dorsale, con raggi spinosi nella porzione anteriore e margine arrotondato in quella posteriore. Pinne ventrali lunghe e appuntite. Gli occhi sono grandi. La colorazione è marrone scuro negli adulti, blu elettrico o violacea nelle forme giovanili. Raggiunge la lunghezza di 15 cm ma mediamente misura fino a 12 cm. Si tratta di un pesce molto comune che forma densi banchi in prossimità delle rocce o del fondo a partire da 10 m di profondità. Si incontra anche nei posidonieti. La riproduzione avviene in estate e le uova, fissate alla roccia, sono custodite dal maschio dopo che questi ha delimitato e difeso un piccolo territorio. La dieta è costituita da piccoli crostacei planctonici.

Re di triglie: Il corpo è ovale, con peduncolo caudale lungo e robusto. Due pinne dorsali triangolari, con la seconda più grande della prima e simile all'anale. Pinna caudale debolmente incisa e con lobi arrotondati. Occhi e bocca grandi. La colorazione è rosso-arancio, più chiara sul ventre e punteggiata di nero sull'opercolo. L'occhio, nero, presenta due tipiche striature biancastre orizzontali. Misura fino a 15 cm di lunghezza. Si tratta di un pesce notturno che predilige grotte ed anfratti su fondali rocciosi compresi fra 10 e 200 m di profondità. La riproduzione avviene da giugno ad ottobre, quando si avvicina alla costa. La fecondazione è interna. Dopo la deposizione, il maschio raccoglie le uova (fino a 20.000) e le mantiene in incubazione nella propria bocca fino alla schiusa.

Salpa: Il corpo è ovale con profili dorsale e ventrale simmetrici. Fronte lievemente concava con mascella superiore prominente. Una sola pinna dorsale che si estende fino al peduncolo caudale. Pinna caudale incisa. La livrea è grigio-verde argentata, con una dozzina di bande orizzontali dorate e una macchia nera alla base delle pinne pettorali. Occhi gialli. Lunghezza media fino a 40 cm. Si tratta di un pesce tipicamente erbivoro che si raccoglie in larghi banchi su fondali rocciosi ricchi di alghe e nei posidonieti, dalla superficie fino a 20 m di profondità. Specie ermafrodita, si riproduce in primavera e in autunno.

Occhiata: Pesce dal corpo ovale leggermente allungato, simmetrico e debolmente compresso. Il capo termina a punta e la bocca è rivolta verso l'alto. Occhi grandi e linea laterale evidenziata da scaglie più larghe. Una sola pinna dorsale che si estende da metà del dorso fino al peduncolo caudale. Pinne pettorali appuntite e caudale fortemente incisa. Le colorazione è argentea con ventre più chiaro; il peduncolo caudale porta una larga macchia nera bordata di bianco alla quale si deve il nome scientifico. Questa specie, sia erbivora che carnivora, raggiunge la lunghezza di 30 cm. I sessi sono generalmente divisi ma sono presenti esemplari ermafroditi. La riproduzione avviene in primavera. Si incontra in densi banchi dalla superficie fino alla profondità di 40 m su fondali rocciosi e nelle praterie di posidonia. Mentre gli adulti vivono solitamente in acque aperte, i giovani si addensano sotto costa nella zona di risacca.

Sparaglione: Corpo ovale e compresso, con profilo dorsale curvo e profilo ventrale appiattito. Fronte diritta con bocca terminale. La pinna dorsale è unica e decorre fino al peduncolo caudale. La pinna caudale è incisa, con margini dei lobi poco arrotondati. Pinne pettorali subtriangolari e piuttosto lunghe. La colorazione, che di base è argentea, ha riflessi dorati sul dorso ed è più chiara sul ventre. Sono presenti bande verticali più scure e parzialmente indefinite. La livrea si adatta in base alla colorazione dominante del fondale. Una macchia nera a forma di sella segna il peduncolo caudale. Si tratta della specie più comune del genere Diplodus, frequente in piccoli gruppi su fondali rocciosi ricchi di alghe e nei posidonieti. Si ciba di piccoli crostacei ed alghe. Raggiunge la lunghezza di 18 cm.

Sarago maggiore: La sagoma è ovale, alta e con profilo del capo quasi diritto. La bocca è terminale e leggermente sporgente. Una sola pinna dorsale che si estende fino alla fine del corpo. Le pettorali sono lunghe e falciformi. La caudale è divisa. Livrea argentea con circa otto bande verticali nere e capo più scuro. Una macchia nera a forma di sella segna il peduncolo caudale e le pinne impari (caudale, dorsale, anale) hanno il margine scuro. Le ventrali sono blu con riflessi violacei. Questa specie, comune su fondali rocciosi ricchi di anfratti da utilizzare come tane, vive fino alla profondità di 50 m e raggiunge la lunghezza di 45 cm. È un pesce ermafrodita e cambia sesso passando da maschio a femmina; si riproduce fra settembre e novembre. La dieta comprende invertebrati, piccoli pesci ed anche alghe.

Orata: Corpo compresso, alto nella porzione anteriore e affusolato verso la coda. Profilo del capo convesso e bocca terminale. È presente una sola pinna dorsale che si estende fino al peduncolo caudale. Le pettorali sono lunghe e falciformi; la caudale è lunata, con lobi appuntiti. Questa specie deve il nome alla caratteristica banda dorata presente sulla fronte all'altezza degli occhi. La livrea è verdastra sul dorso, più giallastra sul ventre con riflessi dorati. L'angolo superiore dell'opercolo è segnato da una macchia violacea. Possono essere presenti bande marroni verticali sui fianchi. Comune lungo la costa (fino a 50 m di profondità) su fondali rocciosi ricchi di alghe e nei posidonieti, è presente anche su fondali sabbiosi. Raggiunge la lunghezza di 60 cm. Si tratta di una specie di notevole interesse commerciale e facilmente allevabile. Si ciba di crostacei e molluschi bivalvi: per questa ragione arreca seri danni agli allevamenti di ostriche e mitili. Specie ermafrodita, cambia sesso passando da maschio a femmina e si riproduce in inverno.

Dentice: Pesce estremamente pregiato e di grossa taglia, raggiunge la lunghezza di un metro per qualche chilogrammo di peso. Il corpo è robusto, allungato, con dorso arcuato nella zona anteriore e profilo del capo tipicamente ricurvo. La bocca, leggermente rivolta verso l'alto, ha labbra carnose e grossi canini, cui si deve il nome. Una sola pinna dorsale, estesa fino al peduncolo caudale, pinne pettorali lunghe e falcate, pinna caudale lunata. La colorazione di base è argentea, con dorso bluastro e fianchi con riflessi rossastri e macchie blu. Ventre più chiaro. Comune su fondali rocciosi, sabbiosi e nei posidonieti, caccia attivamente altri pesci e cefalopodi ed è frequente nei primi 30 m di profondità. Si avvicina alle coste durante i mesi estivi. I sessi sono solitamente divisi, ma si incontrano forme ermafrodite. La riproduzione avviene in primavera.

Corvina: Corpo alto e curvo sul dorso con profilo lineare sul ventre. Bocca terminale e quasi orizzontale. Le pinne dorsali sono due: la prima è leggermente più alta della seconda. Pinne ventrali più grandi delle pettorali e caudale arrotondata. Il secondo raggio della pinna anale è trasformato in una lunga spina. Livrea bruna, scura sul dorso e più chiara sul ventre. La pinna anale e le ventrali sono nere con profili anteriori bianchi; i margini della caudale e della seconda dorsale sono scuri. Raggiunge la lunghezza di 70 cm. Nonostante si cibi prevalentemente di invertebrati e piccoli pesci, può nutrirsi anche di alghe e si incontra, fino a 35 m di profondità, nelle grotte dei fondi rocciosi e nei posidonieti.

Cefalo: Il corpo è allungato, quasi cilindrico, con profilo del capo arrotondato e bocca piccola rivolta verso l'alto. Gli occhi sono protetti da una evidente palpebra adiposa. Le pinne dorsali sono due, triangolari e ben separate; la prima dorsale è sorretta da quattro raggi spinosi. La caudale è lunata. Misura fino a 70 cm di lunghezza. La livrea è grigia, più scura sul dorso. Una decina si bande longitudinali scure segnano i fianchi. Si tratta di una specie gregaria molto comune sia sotto costa, nei bassi fondali ricchi di vegetazione, che all'interno dei porti. Può risalire il primo tratto dei fiumi e quindi adattarsi ad acque salmastre. Si nutre di alghe, invertebrati e resti di organismi morti. La riproduzione avviene fra agosto e ottobre.

Triglia di scoglio: Si tratta di un pesce bentonico dal corpo affusolato curvo sul dorso. Il profilo del capo è decisamente spiovente. Tipici sono i due lunghi barbigli sul mento. Due pinne dorsali triangolari, ben separate; caudale nettamente incisa con margini arrotondati. Misura fino a 35 cm di lunghezza. La livrea è rossastra, chiara sul ventre. I fianchi sono segnati da 3-4 bande giallastre ed una rossastra longitudinali. Le pinne dorsali sono rossastre e la prima è decorata da due bande scure. È una specie gregaria, comune su fondi rocciosi misti a sabbia fino alla profondità di 80 m. Si nutre cercando piccoli invertebrati nascosti nei fondi sabbiosi e fangosi, perlustrati grazie ai barbigli. Smuovendo il substrato richiama spesso altri pesci in cerca di cibo. Ha abitudini diurne e trascorre la notte in piccoli gruppi adagiati sul fondo.

Tordo fischietto: Il corpo è affusolato, con profilo dorsale leggermente più curvo rispetto al ventrale. Il capo porta una bocca terminale con labbra abbastanza carnose, tipiche dei labridi. E' presente una sola pinna dorsale che si estende dall'altezza dell'opercolo fino al peduncolo caudale. I margini di tutte le pinne, compresa la caudale, sono arrotondati. Il dorso e il capo sono decorati da bande bluastre che si intersecano fra loro. Il ventre è giallastro o rossiccio, le porzioni terminali della pinna caudale e dell'anale sono blu. Si tratta di una pesce tendenzialmente solitario che vive fino a 80 m di profondità e si ciba di crostacei, molluschi ed altri pesci raggiungendo la lunghezza di 40 cm. È una specie ermafrodita: cambia sesso passando da femmina a maschio. Le uova vengono deposte sul fondo nelle praterie di posidonia e fra le alghe e fecondate esternamente.

Donzella: Si tratta di una specie ad ampia distribuzione geografica, presente lungo la costa orientale atlantica e nel Mediterraneo. La sagoma è molto affusolata verso la coda e più alta nella zona cefalica. La bocca è piccola e terminale. Vi è una sola pinna dorsale che, nei maschi, ha margine anteriore alto e con funzione vessillare. Qui è presente una macchia scura. La livrea maschile è caratterizzata da una banda rossastra che decorre, coprendo gli occhi, dalla bocca fino al peduncolo caudale. Una banda parallela, verdognola, è posta lungo il dorso. Il ventre è bianco e le pettorali sono nere. La livrea femminile e quella giovanile sono caratterizzate da tonalità più scure. È una specie curiosa, facilmente rinvenibile soprattutto in acque superficiali, vicino alle rocce e fra le alghe. Durante la notte o in presenza di pericolo si rifugia nel sedimento del fondale. La dieta comprende piccoli invertebrati e ricci di mare. Si tratta di un pesce ermafrodita che cambia sesso, passando da femmina a maschio, quando raggiunge la taglia di circa 18 cm. La riproduzione avviene in tarda primavera o in estate; le uova, giallognole, sono planctoniche.

Donzella pavonina: La donzella pavonina è un pesce tipico dei mari tropicali e subtropicali: si ritrova frequentemente lungo la costa orientale dell'oceano Atlantico ed anche in Mar Rosso. Recentemente, in particolare a seguito del progressivo riscaldamento delle acque del Mediterraneo, questa specie ha iniziato a diffondersi anche nelle aree più settentrionali del nostro bacino ed è ora stabilmente diffusa in diverse aree liguri e lungo il Promontorio di Portofino. Qui predilige le acque superficiali in zone rocciose e ricche di alghe, dove si incontra solitaria o in coppia. E' un pesce facilmente distinguibile per la colorazione vivace, caratterizzata da una base giallastra o verdognola e da due bande verticali, una blu ed una arancione, che corrono verticalmente subito dietro all'opercolo. Il capo presenta decorazioni blu (o verdi) e rosa. La coda, con margini appuntiti, è blu. La livrea delle femmine ha toni più discreti e scuri. Anche questo labride presenta inversione sessuale passando da femmina a maschio. Raggiunge la taglia di 30 cm. La dieta comprende piccoli crostacei e molluschi.

Menola: La sagoma è ovale ed allungata, con profilo del capo lievemente appuntito e bocca terminale. È presente una sola pinna dorsale. La pinna caudale è tipicamente divisa e con lobi ampi e appuntiti. Si tratta di una specie facilmente riconoscibile grazie alla grande macchia nera posta al centro dei fianchi. La livrea è blu, più scura sul dorso e con tonalità rosate sul ventre. Le pinne, anch'esse blu, sono semitrasparenti. È un pesce molto comune nelle acque del Promontorio di Portofino, dove si riunisce in banchi anche numerosi in zone ricche di alghe, nei posidonieti e in prossimità di fondali sabbiosi o detritici. Si ciba di zooplancton e presenta inversione sessuale passando da femmina a maschio. Raggiunge la lunghezza di 25 cm.

Tanuta: La sagoma è ovale, con capo breve e piccola bocca terminale. E' presente una sola pinna dorsale, sorretta da raggi spinosi, che decorre dall'altezza dell'opercolo fino al peduncolo caudale. La coda è incisa e i lobi sono ampi. Le pettorali sono piuttosto lunghe e falcate. La livrea è argentea, con alcune bande scure orizzontali. La caudale e le pettorali hanno riflessi dorati. Si tratta di una specie gregaria tipica delle zone rocciose e ricche di alghe ma comune anche su fondali sabbiosi. La dieta comprende vari invertebrati ed alghe. La tanuta è ermafrodita e cambia sesso passando da femmina a maschio quando raggiunge la taglia di circa 22 cm. La riproduzione avviene in primavera o in estate e le uova, giallastre, vengono abbandonate sul substrato.